Oggi mi hanno chiesto: "Hesse, qual'è l'obiettivo del suo blog?". Io ho risposto che, per fortuna, di obiettivi questo blog non ne ha. Ma la domanda proprio stupida non era. Se ci fermiamo un attimo a pensare, a prescindere dal fatto che questo blog lo leggono in quattro gatti, che mi diverto come un matto a scriverlo, e che sono comunque affascinato dal semplice fatto che le mie menate sono pubbliche, condivisibili, e ogni tanto hanno portato alcune persone a discutere in maniera interessante, i blog sono tuttora molto, eccessivamente sopravvalutati.
In Italia, lontana provincia dell'impero in cui non contiamo nulla a livello di voce in capitolo, continuiamo a farcirci le orecchie con questa storia dei business blog. Sono anche stato invitato a parlare a un paio di convegni, per il fatto che gestisco anche quell'altro posto, ma ho smesso di andarci. Il motivo è che continuo a sentir parlare di un argomento ultra-specifico, il business blog appunto, da parte di consulenti o agenzie che cercano di rivendere lo strumento a clienti che non ci hanno ancora capito granché, più che altro perché a breve termine vendere un business blog può servire come porta d'accesso, o come upsell (leggi: dammi più soldi) nei confronti di clienti già esistenti. Ovvio: ci sono consulenti bravi, che sanno anche dire a una azienda: "ascolta, per te, ORA, non ha senso aprire un blog, ma dovresti lavorare su altri aspetti della tua comunicazione", ma la maggioranza non rientra in questo insieme.
Siamo un mercato che spende una caccola nell'online, rispetto al potenziale, un mercato in cui ancora si pensa che la logica broadcast sia vincente (si, lo è, ma va tarata sul consumer driven change - inglese che fa figo e non ho voglia di tradurlo), mentre gli altri mercati ci insegnano già, ora, che è tutta la logica di marketing che va ripensata... e noi cosa facciamo? Scriviamo sui giornali che i business blog sono la hot topic del momento? E' una stronzata. Si, capisco che i media mainstream capiscano più facilmente il business blog, affascinati dall'azienda che si racconta o dal CEO che si apre in maniera trasparente, ma questi sono piccoli mezzi di un contenitore che sta cambiando, e che ancora dobbiamo accompagnare nella maniera giusta.
E come i business blog, così i blog come questo, che non conta nulla e non ha nessuna pretesa di contare qualcosa, non me ne frega un beneamato. Ma mancano i punti di riferimento. E' vero, siamo pieni di commentatori che compulsivamente lasciano risposte qua e là, nella tremebonda speranza di avere qualche visitatore in più sul proprio sito, o di crearsi la nomea di personaggio che incute timore al padrone di casa. Siamo pieni di blogger che riversano il loro qualunquismo nelle piattaforme di publishing, sperando che prenda forma in qualcosa che possa affascinare il lettore.
Epperò (sbagliato ma efficace), rimango convinto dell'idea che io continuo a leggere quelli che un obiettivo non ce l'hanno, ma che scrivono per motivi non compresi qua sopra. Ci sono. Mi piace leggerli. E spesso imparo.
Per cui: no, non metterò il tuo link nel mio blogroll solo perchè me lo hai chiesto. Te lo devi meritare. Come ogni blogroll che si rispetti.
Ora ho sete. Un vodka tonic, grazie.
Stefano. Permettimi di consigliarti una cosa, nel mio piccolo. Quando ti invitano, vacci a questi incontri. E ripeti quello che hai scritto qui. Ha senso. E' tutto molto semplice, chiaro e valido. Le tue non sono parole campate in aria. Mi trovi estremamente d'accordo. Inoltre, tu sei una specie di autorità nel settore. O, perlomeno, molti credono che tu lo sia, per il fatto che rivesti una certa posizione di riguardo nell'azienda numero 1, al momento, per quello che riguarda Internet (nell'accezione più generale del termine). Approfitta di questo beneficio per fare chiarezza sull'argomento. La tua voce, cioè, è un po' più amplificata delle nostre, che, anche se riunite non riuscirebbero comunque a farsi sentire.
Scritto da: Smeerch | 03/11/06 a 19:03
Non so se eri ancora sobrio quando hai scritto il post, ma ti dico..... BRAVO, BRAVO E BRAVO!!!
Non per parlare del vino in casa dell'oste ma molte agenzie fanno spendere due euro su adwords ai loro clienti (e quindi sono praticamente allo scuro delle sue potenzialità) ma già si riempono la bocca con il web 3.0 o 4.0
Certo è più facile raccontare "la rava e la fava" che farsi giudicare dal cliente su uno strumento "drammaticamente" ROI based... ;-)
Scritto da: giorgio | 03/11/06 a 19:06
ma sa cosa le dico, Ing.. ché io stò post manco melo leggo... mi abbasta il titolo :D
questo è il tipico esempio di commento OT
Scritto da: Fabio Caiazza | 03/11/06 a 19:38
ma neanche piccolo piccolo?
Scritto da: googlando | 03/11/06 a 20:44
immagino sia una rottura di coglioni andare a ste conferenze, però io sono d'accordo col primo commentatore qui sopra. Vacci e fai lo squilibrato che dice che sono tutte puttanate, che tanto (1)sei comunque più equilibrato di loro e (2)ti prendono comunque come un dio sceso in terra per via del tuo altro blog. Uma caipirinha, por favor! (message sent via o blackberry brasileiro)
Scritto da: Massimo Moruzzi | 03/11/06 a 20:54
tranchant, l'hesse
Apprezzabile e condivisibile l'outing:
- è bello non dover avere uno scopo, scrivere perché ti va e - statisticamente - una volta su un milione scrivere una cosa interessante.
- è bello costruire un network fittofitto con altri pisquani tuo pari e - se capita l'occasione - metterlo al lavoro per strigliare questo o quel prepotentone
- è bello che tutto ciò non costi nulla, che lo possa far chiunque, che non si debba inchinarsi a nessun barone
Se poi tutto questo si traduca in un modello di bisnis percorribile io non lo so, forse spero di no.
Chi consiglia business blog a tutto spiano, però, dovrebbe rimanere chiuso in ascensore con due Testimoni di Geova per tutto un weekend.
Scritto da: Gianni | 03/11/06 a 23:10
Stefano, un paio di note... senza un obiettivo ;-)
Le aziende non sono stupide: sanno rinoscere chi si riempie la bocca di "business blog" perché fa figo, e chi li sa inquadrare in una "logica di marketing che va ripensata"
In italia si parla ancora POCO di business blog almeno rispetto a Francia, UK e, ovviamente USA
Le aziende iniziano ad ascoltare la blogosfera, ne intuiscono l'importanza e sanno che prima o poi dovranno sapersi relazionare con essa.
Ricordo una decina di anni fa quando qualcuno mi tacciava di continuare a rompere le balle con questi "motori di ricerca"... e qualcuno disse pure che erano una puttanata. Poi sappiamo come è andata ;-)
Scritto da: Mauro Lupi | 04/11/06 a 08:21
Ciao Mauro,
è un po' che voglio fare un post - o magari di più (...) - del tipo "i business blog sono una stronzata". Ma se me ne indichi 10 davvero interessanti, in italiano, inglese o francese, forse riesco a fare a meno.
Gianni,
>Chi consiglia business blog a tutto spiano, però, dovrebbe rimanere chiuso in ascensore con due Testimoni di Geova per tutto un weekend.
è geniale :-)
Scritto da: Massimo Moruzzi | 04/11/06 a 08:38
Massimo, a rischio di far sembrare questo commento spam con tutti questi link, te ne segnalo alcuni (di business blog) che secondo me sono interessanti. Io credo che Stefano abbia voluto fare una provocazione e che l'equilibrio stia, come sempre, nel mezzo. In Italia poi tendiamo sempre o a rigettare le novità o ad accoglierle con troppo entusiasmo, quindi un po' di scetticismo non ci fa mai male.
Inoltre Stefano, giustamente, lamenta una focalizzazione ecessiva sui Blog come strumento di marketing rispetto a molti altri strumenti quasi non considerati dai media o dagli operatori. In effetti è abbastanza assurda tutta l'attenzione dedicata ai Blog e il poco parlare dei sistemi di keyword advertising, per esempio (e in questo il suo "sfogo" potrebbe avere anche una nota maliziosa:-)).
http://www.tnbusinesslitigation.com/ - http://blog.ducati.com/ - http://www.pgp.com/newsroom/ceoblog/index.html - http://n90.bloggercomm.com/ - http://thelobby.com/ - http://www.blogsouthwest.com/ - http://yodel.yahoo.com/ - http://grazia.blog.it/ - http://www.blogsouthwest.com/ - http://gmblogs.com/ - http://blogs.sun.com/jonathan_it/ - http://www.englishcut.com/
E per ultimo metterei il Blog di Google Italia, anche se non capisco bene a questo punto perchè perdano ancora tempo a scriverci, visti gli appunti di Stefano:-)
http://googleitalia.blogspot.com/
Buon week end a chi lo passa in ascensore...
Scritto da: Marco | 04/11/06 a 10:11
mah. Quello del nuovo CEO di SUN è interessante. Englishcut, preferisco il catalogo, che me lo guardo in vasca da bagno. Gm e Ducati, non so, non mi interessa l'argomento ma non mi sembrano interessanti. Southwest, è davvero molto "corny". Thelobby, che senso ha? Nokia N90, un blogmarchetta...
Scritto da: Massimo Moruzzi | 04/11/06 a 11:29
Stefano, concordo. Però permettermi di aggiungere alla tua forte antitesi (blog? una puttanata) un elemento di sintesi. Ammetterai che se le Aziende compissero quel ripensamento complessivo delle logiche di mktg da te auspicato, in coda a tale processo cmq di business blog si tornerebbe a parlare. Altrimenti non si capirebbe perchè quell'azienda dai 100 zero pubblica decine di (efficacissimi) business blog. no? ;-)
Scritto da: Vale | 04/11/06 a 12:52
Ok Massimo, io per "interessanti" intendevo come casi, non pensavo dieci blog che interessassero a te, anche perchè non conoscendoti non potrei saperlo. :-)
Nemmeno a me interessano tutti, ma sono dieci casi in cui dieci aziende usano i blog im maniera abbastanza rotonda, con un loro successo. Se poi mi chiedi cosa cambia uno di questi blog nella vita di un'azienda? Ben poco. Ma cosa ha cambiato l'ultima campagna pubblicitaria? La comunicazione è un'attività lenta e complessa e all'interno di questa i Blog, a mio avviso, possono rappresentare una piccola, piccola, piccola parte, che se fatta con intelligenza dà il suo piccolo, piccolo, piccolo contributo. E' come un portatovaglioli su una tavola. Puoi farne a meno, ma i tuoi ospiti aprrezzeranno un po' di più la cena.
P:S: (sicuramente adesso mi dirai che odi i porta tovaglioli... anche io, comunque...)
Scritto da: Marco | 04/11/06 a 13:36
boh, Marco. per me non sono casi interessanti. neanche quello di sun, anche se magari lo leggerò ogni tanto, mi sembra rompa nessuno schema.
a me sembrano solo dei siti business as usual o quasi - e qualche volta patetici nel loro voler sembrare di essere cool come nel caso di quello di Southwest Airlines - fatti usando dei cms per la pubblicazione di testi in ordine cronologico inverso...
Scritto da: Massimo Moruzzi | 04/11/06 a 13:58
Tutti: ai convegni ho già detto che non si pensi che i blog vanno bene per tutti.
Mauro: le aziende le conosco bene, non sono stupide ma il mercato lo conosci bene anche tu, e sai di cosa parlo. Per quanto riguarda lo strumento, ribadisco che io credo sia un tool eccezionale, tant'è che lo appoggio molto. Qua parlo della moda del momento che a volte fa bene, a volte defocalizza e fa percepire l'online come una attività collaterale.
Marco: non esiste malizia in questo blog. E non parlo di keyword adv, parlo di attività online in generale. Il tuo commento è difatti in linea col mio concetto.
Scritto da: Stefano Hesse | 04/11/06 a 22:55
Vale: non avevo letto il tuo commento, scusami. Si, ovviamente hai ragione, e sarebbe auspicabile.
Scritto da: Stefano Hesse | 04/11/06 a 23:12
Io girando per strada vedo sempre più gente che per stare in piedi e non tracollare ha bisogno di collaborare e comunicare dal livello più basso. Il blog e' li per quello. In piu' il blog si puo' usare *intelligentemente* (ma non nella piccola impresa italiana). E se proprio lo vogliamo dire è l'ideale punto di intrata per gli utenti di un futuro os web. Poi ognuno ha le sue vedute ma di solito i prodotti tecnologici? informatici? non si uccidono cosi'. I prodotti editoriali non lo so.
Scritto da: par7133 | 05/11/06 a 01:15
Scrive Marco:
> sono dieci casi in cui dieci aziende usano i blog im maniera abbastanza rotonda, con un loro successo
Perche' non parliamo di questo "successo"? Che impatto positivo hanno prodotto? Insomma, a cosa sono serviti?
Non vale dire "sperimentare", e neanche dire "sono entrati in contatto con qualche decina di persone", ovviamente.
Scritto da: Paolo | 05/11/06 a 10:10
un commento che vale 2 (e infatti è un po' lunghetto):
la prima parte per la domanda "Hesse, qual'è l'obiettivo del suo blog?", che nel mio caso ha queste 3 risposte:
- di imparare
- di scambiare idee con persone interessanti
- di divertirmi
che in fondo sono le 3 cose che cerco in qualunque cosa faccio.
la seconda invece è sui business blog sui quali la mia opinione è che di per sè non mi sembra non spostino granchè (Mauro mi perdonerà, ma tanto ne abbiamo parlato) a meno che non facciano parte di un "cambiamento di paradigma comunicativo" dell'azienda che decide di aprirsi al confronto, e allora i blog sono un buon strumento, assieme ad altri, per permettere ai cosumatori/utenti di giocare quel ruolo attivo al quale sempre più aspirano (come ci ha detto Cova al workshop UPA di qualche giorno fa).
agli esempi di Mauro vorrei aggiungere questo di Ford: http://www.fordboldmoves.com.
si tratta di uno spazio nel quale Ford sta documentando in tempo reale e con trasparenza (almeno queste sono le intenzioni dichiarate) gli sforzi che sta facendo per uscire dalla crisi più profonda della sua storia.
servirà?
Scritto da: andrea | 05/11/06 a 20:41
Un vero business blog potrebbe essere più *intranet* che internet per la maggior parte delle aziende. Questa invece potrebbe essere una tipica discussione all'interno del business blog, o di uno dei tanti business blog, di Google.
Scritto da: par7133 | 05/11/06 a 22:27
Ciao Stefano,
il tuo ragionamento e' sensato. Anche io ho pensato spesso al tempo speso per il mio blog personale (che forse leggono in 2 gatti ma che mi fa divertire) e alle fatiche per postare e coinvolgere colleghi in quello aziendale. In quest'ultimo caso ho addirittura pensato che dirottare il tempo che utilizzo per postare in qualche chiacchierata in piu' con i colleghi giusti, mi porterebbe probabilmente maggiori vantaggi personali.
Si', in Italia i business blog raccolgono probabilmente poco interesse (e forse ancora meno all'interno di molte aziende) e spesso ai blog si pensa solo quando fa comodo. Ragazzi com'e' figo oggi fare il direttore marketing che parla di blog e di monitoraggio della rete nel marketing plan 2007, anche se un po' a casaccio.
Ma consolati. La scorsa settimana in un meeting ho incontrato il direttore di una societa' di comunicazione che con enfasi ha voluto convincermi che il keyword advertising funziona e che ha senso investirci quattrini. Buon per Google e C. ma alla faccia del tempismo!
Di fronte a situazioni cosi' mi chiedo se noi addetti ai lavori stiamo correndo troppo nei confronti di dipartimenti marketing che nel migliore dei casi vanno a passo spedito.
Se cosi' fosse, tieni duro. Vuoi vedere che tra sei o sette anni verranno a dirci che senza business blog non si puo' fare marketing online? :-)
Scritto da: Andrea Andreutti | 06/11/06 a 00:25
- la maggior parte delle aziende è stupida, adesso che non si possa dirlo per questioni "tattiche" va bene, ma non ditemi che ci sono più di 5/6 aziende (di una certa dimensione ovvio) che lavorano in maniera strategica online
- i business blog non sono la panacea di tutti i mali, ma nemmeno una stronzata. Sono d'accordo sul fatto che non in tutti i casi sono utili, ma concordo anche con Mauro: il kw advertising era visto come una cazzata all'inizio. Di sicuro i business blog non avranno lo stesso successo, ma secondo me possono essere un primo passo per vedere una comunicazione diversa da parte delle aziende online
PS: vendetta tremenda vendetta: con "consumer driven change" siamo pari con il mio post inglesizzato ;-)
PS2: qual è si scrive senza apostrofo, chi ti ha fatto la domanda l'ha pronunciato male...
PS3: mi metti nel tuo blogroll? :)))
Scritto da: Matteo.Balzani | 06/11/06 a 08:39
Bene, Matteo, vedo che riconosci la differenza tra troncamento e elisione.
Ma su consumer driven change mi spiace ma perdi ancora tu, qua la parte inglese è troppo minore percentualmente :-)
Infine, ribadisco: io sono completamente a favore dei business blog, qua dicevo un'altra cosa.
Scritto da: Stefano Hesse | 06/11/06 a 10:22
Boia faus, alla faccia dei 4 lettori, guarda che casino qui sopra... :)
Ad ogni modo, credo la parola giusta sia "babysteps": un passo alla volta.
E poi si', ci sono consulenti più o meno "bravi", ma mi sento di parafrasare Wilde in questi casi e dire che, a proposito o a sproposito, purché se ne parli.
Scritto da: Riccardo "Bru" Cambiassi | 06/11/06 a 14:12
Caro Dottor Hesse
io vorrei fare un corporate blog..mi può aiutar
Scritto da: Pietro Pacciani | 06/11/06 a 15:50
Che putiferio !
Ci vuole un business blog serio dopo la bufera; qualcosa in francese che piaccia anche Moruzzi.
Questo può essere un buon approccio in linea con gli argomenti sviscerati in questa conversazione.
http://www.marketing-alternatif.com/?p=699
http://www.inzebuzz.net/
Bravo Stefano !
Scritto da: Gianluca Arnesano | 07/11/06 a 11:31